Intervista a Silvano Zaccone su www.cittadellaspezia.com

Il Consorzio da lei guidato è attivo da vari anni nella tutela e conservazione della cultura dei Liguri antichi. Poiché è importante continuare in questa direzione?
Quando nacque nel 2008 per volontà di nove Comuni e due Comunità montane il Consorzio aveva come finalità la creazione di una rete solidale in grado di dare forza all’entroterra spezzino nel rapporto privilegiato con Levanto vista come la porta delle Cinque Terre . In questi anni molte cose sono cambiate ad iniziare dal venir meno delle Comunità montane prima e di fatto delle Province poi. Il rischio concreto è la perdita di identità di un territorio a cavallo fra due regioni, Liguria e Toscana, che è la Lunigiana storica, la piccola patria comune di tutti i liguri apuani. Da qui bisogna ripartire per riaffermare con forza la nostra identità prima che scompaia per sempre. Alla sfida della globalizzazione non bisogna sottrarsi guardando al mondo che ci circonda con coraggio, tanto coraggio, recuperando tradizioni e valori che ci legano.
In una stagione che vede i piccoli Comuni in difficoltà, può il Cigno svolgere una sua funzione per la promozione del territorio?
Il Consorzio nasce, come dicevo in precedenza, come rete solidale nell’ottica di mettere a sistema debolezze per farle diventare una forza . In questo senso lo scorso anno abbiamo realizzato quasi novanta eventi per lo più collocati in realtà spesso minuscole della provincia della Spezia, a Campocecina e in Lunigiana. In alcuni casi, e mi riferisco alla Val di Vara, il Cigno ha surrogato spesso i piccoli Comuni integrando bene il cartellone delle iniziative. Questo aspetto è di grande importanza e va visto come una opportunità da non sottovalutare. In particolare la collaborazione con il nostro Conservatorio di Musica “Giacomo Puccini” rappresenta una esperienza di grande livello per la qualità e professionalità degli studenti impegnati nei concerti ed il rapporto che si viene a creare con le comunità locali.
Un ringraziamento particolare, mi sia consentito a nome del Consorzio a Luciano Bonati per aver rilanciato il teatro dialettale in Val di Vara con un gruppo di appassionati di Pignone e non solo. All’inizio l’impresa sembrava disperata, oggi i Burbugiun, così si chiama il gruppo, sanno fare cose interessanti davanti a piccoli e grandi platee. Tutto questo è un motivo in più per conoscere il territorio e far dialogare le persone fra loro. Un episodio fra tutti. Quando il gruppo è arrivato ad agosto dell’anno scorso a Beverone in Comune di Rocchetta di Vara per una rappresentazione nella bella aia del paese, molti di loro non conoscevano questo pezzo di Val di Vara, fuori dai percorsi usuali. Dal piazzale della chiesetta si gode un panorama che ti resta nel cuore. Motivo in più per tornarci: parola di Luciano Bonati, anima dei Burbugiun.
Nella nostra provincia le Cinque Terre sono la meta turistica trainante. Come può la Val di Vara agganciarsi a questa dinamica?
Quando ero sindaco a Pignone ho sempre sostenuto la necessità di un rapporto privilegiato con la Riviera. A quel tempo parlare, ad esempio, di valorizzazione dei sentieri di collegamento fra mare ed entroterra era come discettare di cose fatue. Oggi vedo una rincorsa a considerare l’escursionismo la panacea dei problemi. Tutto questo non basta se non si guarda alla situazione complessiva rappresentata da ricettività, buona cucina ed altri ingredienti. E’ perfettamente inutile avere un bel sentiero senza che al suo interno o nei pressi sia presente una offerta turistica adeguata. La Val di Vara non ha bisogno di scimmiottare le Cinque Terre ma di dialogare con le realtà della costa mettendo a sistema le sue eccellenze. Credo in buona sostanza che alla Val di Vara per fare un passo in avanti manchi una idea di insieme, una identità forte, una visione di rete. Troppe parrocchiette, molto individualismo: spesso si va da soli pensando di essere i primi della classe Purtroppo in questo modo si fa poca strada ed i fatti e i dati lo stanno a dimostrare. Prendiamo ad esempio l’offerta turistica della Val di Vara che abbiamo come Cigno analizzato recentemente con riferimento al periodo 2010-2015. La situazione appare del tutto disomogenea con alcune eccellenze ma molte criticità dovute non esclusivamente alla alluvione del 2011. La rincorsa stimolata dal nuovo Piano di Sviluppo rurale senza una regia unica porterà unicamente alla polverizzazione delle risorse con il rischio che le linee di indirizzo del GAL non siano perseguite. Ci sono troppe incompiute in giro e sarebbe bene tenerlo presente. Far si che prendano davvero avvio sarebbe già un grande risultato con positive ricadute anche sotto il profilo occupazionale. Guardavo e guardo ancora al Parco come cabina di regia dei Comuni e questo concetto voglio ribadirlo con forza come pro-memoria per il nuovo consiglio direttivo dell’Ente.
Sta arrivando la stagione più intensa per le attività legate al turismo Che programma ha il Consorzio?
Come Cigno cercheremo di dare come facciamo dal 2009, anno di avvio del progetto il nostro dignitoso contributo con un budget risibile. Molto volontariato , tanta passione: questo l’ingrediente del miracolo che compiamo tutti gli anni. Al momento nessun contributo da Regione, Fondazioni, Comunità europea. In futuro speriamo per dar gambe ai nostri progetti culturali con positive ricadute sul turismo A metà maggio riuniremo tutti i consorziati e fisseremo il programma 2016. La realizzazione del nuovo sito Internet, la pagina facebook, la collaborazione con la casa editrice Edizioni CinqueTerre sta a significare che il Cigno c’è e intende fare la sua parte. Per la Lunigiana storica e le sue comunità, anzitutto e prima di tutto!