Gli obbiettivi

La creazione della rete della identità

La creazione di una “rete della identità ligure” fra enti, associazioni e privati interessati alla riscoperta dei valori e della cultura del popolo del Cigno, gli antichi Liguri, rappresenta il risultato concreto dell’incontro di appassionati, studiosi e “curiosi” di storia locale nel convincimento comune che le civiltà preromane della nostra penisola costituiscono un momento di storia patria da analizzare ed approfondire con rigore scientifico. Un dovere morale, una missione per la società d’oggi, carente di memoria storica, appiattita spesso su stereotipi inutili e dannosi.

Accanto ai più conosciuti Etruschi e Celti fanno il loro ingresso, sulla scena complessa dei rapporti fra popolazioni vissute prima della nascita di Roma, genti sconosciute ai libri di storia, oggetto molto spesso di indagini e ricerche specialistiche, riconducibili a ristrette cerchie di studiosi e ricercatori.

E’ il caso dei Liguri, il più antico popolo pre-romano, le cui gesta epiche richiamano miti che oggi possono essere interpretati in una nuova chiave di lettura grazie al lavoro di un ricercatore appassionato ma sconosciuto ai più, l’avvocato Piero Barbieri, già sindaco di Calice al Cornoviglio nello spezzino.

Il “ripensamento” collettivo sulle radici comuni trova la sua genesi in una pubblicazione rimasta per anni ai margini della ricerca ufficiale, un compendio complesso e completo frutto di una sistemazione organica di precedenti lavori dei grandi saggi della liguricità, da Nino Lamboglia ad Augusto Cesare Ambrosi, dai Formentini Ubaldo e Romolo a Tiziano Mannoni, per citare i più noti. Renato Del Ponte, con “I Liguri: etnogenesi di un popolo” ricostruisce, prima della realizzazione del monumentale catalogo della mostra di Genova 2004 frutto del lavoro coordinato di numerose Soprintendenze, la storia di genti condannate inevitabilmente all’oblio.  Lo fa con competenza e rigore, mandando alle stampe un lavoro divenuto negli anni successivi un riferimento per studiosi ed appassionati anche fuori degli angusti confini di Liguria.

Nell’estate 2003, grazie a Lorenzo Marcuccetti, studioso versiliese dei Liguri Apuani e ricercatore della loro lingua “perduta”, l’allora Sindaco di Pignone Silvano Zaccone entra in contatto con il il Prof. Del Ponte, che incontra per la prima volta a Pontremoli . Nascerà  l’idea di un lavoro complesso quale la creazione di una rete della identità che vedrà l’anno successivo l’apporto di Marcello Schiaffino, a quel tempo Sindaco di Levanto, cittadina della riviera spezzina. Schiaffino solleciterà la nascita di un vero e proprio Consorzio nel quale far confluire in modo organico enti locali, associazioni e privati interessati al progetto.

Nell’autunno del 2003 nasce un comitato promotore composto da alcuni Comuni della provincia della Spezia cui si uniranno più tardi le due Comunità Montane della Val di Vara e il Comune di Podenzana, in provincia di Massa – Carrara. Fra le prime adesioni quelle dei Comuni di Carro, Brugnato e Calice al Cornoviglio e successivamente di  Ricco’ del Golfo, Vezzano Ligure e Follo.

Fra il 2004 ed il 2008 stimolante e decisivo sarà l’impulso delle Pro Loco della provincia spezzina e dell’UNPLI provinciale cui si uniranno successivamente Italia Nostra, WWF e CAI, che consentiranno la pratica realizzazione di incontri, convegni, tavole rotonde e viaggi di studio nel Sannio beneventano.

Con la nascita ufficiale del Consorzio alla fine del 2008 sono poste le premesse concrete per la realizzazione della “rete della identità” che vede progressivamente estendere i suoi contatti a enti ed associazioni dell’Appennino Tosco – Emiliano, della Lunigiana, della Garfagnana,  dell’Alta Versilia e dell’Alto Tammaro, in provincia di Benevento, cuore della deportazione dei Liguri Apuani. I contatti riguarderanno di volta in volta enti, istituzioni scolastiche ed altre realtà del territorio.

La creazione della “Rete della identità ligure ” che sta alla base del Consorzio visto come strumento e braccio operativo dell’intero progetto rappresenta l’obiettivo finale, di grande valenza anzitutto culturale ma anche economica di territori fra loro legati da un storia comune, spesso marginali nel contesto della società globalizzata dell’oggi, affinché la memoria del passato riviva nel presente e si proietti concretamente nel futuro.

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